
Arredo Italia, la sfida low-cost si affronta così
Perso il primato di paese esportatore di arredo nel mondo, l’Italia stenta a riprendere quota. Secondo uno studio Bocconi le vie percorribili sono i mercati di nicchia e di alta gamma e l’export verso i paesi emergenti
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Milano: Bocconi; Un settore che ha subito una battuta d’arresto nei suoi mercati storici, dove penetrano produttori dei paesi emergenti, e che si sposta verso la produzione di alta gamma. È questo il quadro che emerge dall’approfondita analisi del posizionamento del sistema arredamento italiano a livello mondiale svolta da Gabriella Lojacono, docente di Economia aziendale alla Bocconi, e pubblicato nel libro Competitività e crescita internazionale del sistema arredamento (Etas, 2007).
Dall’analisi dei flussi commerciali svolta nello studio emerge uno scenario preoccupante: il sistema italiano dell’arredamento ha subito una battuta d’arresto nei mercati storici come Germania e Stati Uniti. Mentre i produttori dei paesi emergenti, come Cina e Polonia, hanno intrapreso un’aggressiva penetrazione dei nostri principali mercati di sbocco, con prodotti di qualità non sempre accettabile, ma a prezzi altamente competitivi. Nel periodo dal 1990 al 2005, la quota di mercato delle esportazioni italiane sul totale mondo è diminuita, infatti, dal 19% all’11%.
L’Italia, come tutti i paesi industrializzati, sta così perdendo quota a favore dei paesi in via di sviluppo e di alcuni paesi ormai considerati sviluppati, come la Cina. Questo è evidente osservando i dati del 2004: la Cina sostituisce l’Italia come principale paese esportatore al mondo. Anche se la differenza tra i valori relativi non sembra ancora rilevante, è la crescita media annua a destare preoccupazione: il 18% per la Cina contro il 7% per l’Italia nel periodo 1980-2005 e il 36% (Cina) contro il 4% (Italia) nel periodo 2003-2005.
Inoltre, la crescita media annua delle esportazioni del settore arredamento nel periodo 1990-2005 è stata del 9% a livello mondiale mentre quella italiana è stata del 7%, con i paesi in via di sviluppo che hanno raggiunto una crescita media del 14% (portando la loro quota sulle esportazioni mondiali dal 10% del 1980 al 28% del 2005).
Tuttavia, anche se l’Italia ha perso il primato in termini macro-economici, non significa automaticamente che abbia perso la sua competitività . “L’Italia difficilmente potrà equiparare il vantaggio di costo dei concorrenti asiatici,” spiega Lojacono, “ma può, e dovrà , sempre più posizionarsi su mercati di nicchia e ad alto valore aggiunto, con strategie di differenziazione di prodotto o clientela (come il business della nautica, passando dall’arredo di case alle barche). Segmenti che non generano sempre elevati volumi ma che sono più facilmente difendibili nel lungo termine.”
Le imprese italiane hanno infatti esportato un minor quantitativo di prodotto ma sempre più in segmenti maggiormente remunerativi. “La sfida ora è difendere il vantaggio di prima mossa in questi segmenti e promuovere un modello di business internazionale più evoluto e articolato,” spiega Lojacono. “Sul fronte dei mercati, il tasso di crescita del settore dell’arredamento evidenzia la sua maturità e dunque la necessità di dirigersi verso aree di sbocco emergenti, come Russia ed Emirati Arabi, mentre le esportazioni italiane sono ancora concentrate nell’Unione Europea.”
L’Italia è stata però, secondo lo studio, in grado di presidiare i mercati con maggiore crescita (come Russia, Grecia e Ucraina), raggiungendo anche posizioni di leadership (in Grecia la quota dell’Italia è tre volte quella del competitor principale).









