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Arredo Italia, la sfida low-cost si affronta così

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Mercoledì 04:15:09
Dicembre 19 2007

Arredo Italia, la sfida low-cost si affronta così

Perso il primato di paese esportatore di arredo nel mondo, l’Italia stenta a riprendere quota. Secondo uno studio Bocconi le vie percorribili sono i mercati di nicchia e di alta gamma e l’export verso i paesi emergenti

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Milano: Bocconi; Un settore che ha subito una battuta d’arresto nei suoi mercati storici, dove penetrano produttori dei paesi emergenti, e che si sposta verso la produzione di alta gamma. È questo il quadro che emerge dall’approfondita analisi del posizionamento del sistema arredamento italiano a livello mondiale svolta da Gabriella Lojacono, docente di Economia aziendale alla Bocconi, e pubblicato nel libro Competitività e crescita internazionale del sistema arredamento (Etas, 2007).

Dall’analisi dei flussi commerciali svolta nello studio emerge uno scenario preoccupante: il sistema italiano dell’arredamento ha subito una battuta d’arresto nei mercati storici come Germania e Stati Uniti. Mentre i produttori dei paesi emergenti, come Cina e Polonia, hanno intrapreso un’aggressiva penetrazione dei nostri principali mercati di sbocco, con prodotti di qualità non sempre accettabile, ma a prezzi altamente competitivi. Nel periodo dal 1990 al 2005, la quota di mercato delle esportazioni italiane sul totale mondo è diminuita, infatti, dal 19% all’11%.

L’Italia, come tutti i paesi industrializzati, sta così perdendo quota a favore dei paesi in via di sviluppo e di alcuni paesi ormai considerati sviluppati, come la Cina. Questo è evidente osservando i dati del 2004: la Cina sostituisce l’Italia come principale paese esportatore al mondo. Anche se la differenza tra i valori relativi non sembra ancora rilevante, è la crescita media annua a destare preoccupazione: il 18% per la Cina contro il 7% per l’Italia nel periodo 1980-2005 e il 36% (Cina) contro il 4% (Italia) nel periodo 2003-2005.

Inoltre, la crescita media annua delle esportazioni del settore arredamento nel periodo 1990-2005 è stata del 9% a livello mondiale mentre quella italiana è stata del 7%, con i paesi in via di sviluppo che hanno raggiunto una crescita media del 14% (portando la loro quota sulle esportazioni mondiali dal 10% del 1980 al 28% del 2005).

Tuttavia, anche se l’Italia ha perso il primato in termini macro-economici, non significa automaticamente che abbia perso la sua competitività . “L’Italia difficilmente potrà equiparare il vantaggio di costo dei concorrenti asiatici,” spiega Lojacono, “ma può, e dovrà , sempre più posizionarsi su mercati di nicchia e ad alto valore aggiunto, con strategie di differenziazione di prodotto o clientela (come il business della nautica, passando dall’arredo di case alle barche). Segmenti che non generano sempre elevati volumi ma che sono più facilmente difendibili nel lungo termine.”

Le imprese italiane hanno infatti esportato un minor quantitativo di prodotto ma sempre più in segmenti maggiormente remunerativi. “La sfida ora è difendere il vantaggio di prima mossa in questi segmenti e promuovere un modello di business internazionale più evoluto e articolato,” spiega Lojacono. “Sul fronte dei mercati, il tasso di crescita del settore dell’arredamento evidenzia la sua maturità e dunque la necessità di dirigersi verso aree di sbocco emergenti, come Russia ed Emirati Arabi, mentre le esportazioni italiane sono ancora concentrate nell’Unione Europea.”

L’Italia è stata però, secondo lo studio, in grado di presidiare i mercati con maggiore crescita (come Russia, Grecia e Ucraina), raggiungendo anche posizioni di leadership (in Grecia la quota dell’Italia è tre volte quella del competitor principale).

Source by Redazione

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